By  Insight IT / 2 Sep 2025 / Topics: Security services Cybersecurity
L’intelligenza artificiale è la tecnologia che definisce la nostra era, e il suo impatto sulla cybersecurity è profondo. L’AI non è solo un altro strumento nell’arsenale di chi si sta difendendo; è una svolta epocale, con il potenziale di automatizzare, accelerare e aumentare la nostra capacità di combattere le minacce in modi che stiamo solo iniziando a comprendere.
Ma da un grande potere derivano grandi responsabilità. Sebbene la promessa dell’AI sia immensa, la sua adozione è ancora nelle fasi iniziali. La nostra ricerca mostra che solo un’azienda su cinque ha completamente integrato l’AI nelle proprie operazioni di sicurezza. Le altre stanno ancora sperimentando, frenate da preoccupazioni su accuratezza, bias e una fondamentale mancanza di fiducia.
Come possiamo colmare questo divario di fiducia e sbloccare il pieno potenziale dell’AI come alleata informatica? La risposta non sta nel sostituire le competenze umane, ma nell’aumentarle.
L’idea che l’AI un giorno sostituirà gli analisti di sicurezza è una credenza diffusa, ma fuorviante. Sebbene l’AI sia incredibilmente potente nel setacciare enormi quantità di dati e identificare schemi, le manca l’unica cosa essenziale per una sicurezza efficace: il contesto.
Un’AI può segnalare un file sospetto, ma non può comprendere le sfumature di un processo aziendale o l’importanza strategica di un particolare set di dati. Può rilevare una deviazione dalla norma, ma non può esercitare un giudizio o prendere una decisione basata sul rischio. È qui che entra in gioco l’esperienza umana.
Il futuro della cyber-difesa non riguarda sistemi autonomi che operano nel vuoto. Riguarda team uomo-macchina, in cui l’AI fornisce la velocità e la scala, e gli esseri umani forniscono il contesto, la creatività e il pensiero critico. Questo approccio con “operatore umano nel processo” è essenziale per costruire la fiducia e garantire che l’AI sia utilizzata in modo sicuro, etico ed efficace.
Uno dei maggiori ostacoli all’adozione dell’AI è il problema della “scatola nera”. Molti sistemi di AI sono così complessi che nemmeno i loro creatori comprendono appieno come giungono alle loro conclusioni. Questa mancanza di trasparenza può essere una delle principali fonti di ansia per i leader aziendali, che sono comprensibilmente riluttanti a cedere il controllo a un sistema di cui non si fidano.
Costruire la fiducia nell’AI richiede un approccio multisfaccettato. Inizia con una governance solida e un quadro etico chiaro per guidare lo sviluppo e l’implementazione dei sistemi di AI. Implica test e validazioni rigorosi per garantire che i modelli di AI siano accurati, affidabili e privi di bias. E richiede un impegno alla trasparenza, con spiegazioni chiare su come funzionano i sistemi di AI e sui fattori che influenzano le loro decisioni.
Il percorso verso una cyber-difesa guidata dall’AI è una maratona, non uno sprint. Inizia con l’automazione di compiti semplici e ripetitivi per liberare gli analisti umani affinché si concentrino su attività di maggior valore. Prosegue con l’uso dell’AI per aumentare le capacità umane, fornendo approfondimenti in tempo reale e supporto decisionale. E culmina in un futuro in cui i Team uomo-macchina lavoreranno insieme senza soluzione di continuità per difendersi dalle minacce più sofisticate.
Questo non è un viaggio che le imprese devono intraprendere da sole. Lavorando con un partner di fiducia che comprende sia la tecnologia sia gli imperativi strategici del business moderno, le imprese possono navigare le complessità dell’adozione dell’AI e costruire una strategia di cyber-difesa adeguata per il futuro.
L’AI non è una pallottola d’argento, ma è una potente alleata. Abbracciando un approccio incentrato sull’uomo e concentrandosi sulla costruzione della fiducia, possiamo sbloccare il suo pieno potenziale e creare un mondo digitale più sicuro per tutti.
Author
Practice Lead – Cybersecurity
Insight